23 Nov Intervento critico Silvia Ferrara
Per Amalia Visnadi, breve intervento critico del 23 novembre presso Studio Colore e Calore di Enrica Merlo.
In questa personale sussiste un evidente passaggio da un’arte che si può definire aderente al “manierismo” ad una sorta di percorso artistico talvolta più surreale ed informale.
Se pensiamo per un attimo alla dicitura del termine “maniera”sappiamo che proprio tale termine è già presente nella letteratura quattrocentesca ed è sinonimo di un determinato stile.
Tale accezione del termine viene infatti ripresa dal Vasari nella cui opera “Le Vite” il termine manierista assume un significato fondamentale nell’interpretazione di fenomeni artistici.
Lo stesso Vasari indica Leonardo, Michelangelo e Raffaello come coloro ai quali riferirsi per acquisire “la giusta maniera”.
Con il progredire degli anni e degli studi si definisce con ampiezza il fenomeno. Parlando in modo particolare della brava e talentuosa Amalia, si può notare un’interessante passaggio da una pittura con una costruzione molto complessa, con un uso della luce finalizzato ad evidenziare i colori, le tonalità, i soggetti, ad una realizzazione dell’opera secondo schemi un po’ più classici ed
una pittura che evidenzia una visione piu’ onirica delle esperienze personali creando una sorta di trascendenza dal mondo intorno a sè.
A tal punto pongo qualche cenno biografico prima di approfondire le tematiche pittoriche dell’artista. Il mondo della musica e della pittura da sempre fanno parte della Visnadi: dopo studi approfonditi all’Istituto d’Arte di Torino la pittrice segue gli insegnamenti dei grandi del passato, in particolare dei Fiamminghi.
Sussiste poi un’interessante indagine artistica ove le immagini reali acquistano “visionarietà” che diventa poco alla volta una vocazione surrealista, un’espressione immaginifica ove i soggetti sono ricchi di mistero e di tocchi informali.
C’è dunque una continua evoluzione della ricerca artistica della Visnadi che contrappone opere più “calligrafiche” ad alcune ove l’istinto e la gestualità primaria prevalgono. C’è così sia una sorta di passaggio che una vera e propria fusione tra un manierismo passato e un informale più recente ove prevale una dimensione simbolica onirica ricca di cromatismi raffinati e ricercati.
Amalia Visnadi ha saputo creare un “verbo pittorico” personale, ricercato ed espressivo. Ogni parte delle opere informali e surreali dell’artista può essere considerata un insieme di espressioni artistiche che rimandano a tessere virtuali di un “mosaico”.
Poco alla volta ogni tessera, ricca di fascino e suggestione riempie un’ipotetica grande tela: su di essa si susseguono immagini ricche di intrecci musicali e di estrosità compositiva.
Con la “pazienza” tipica della composizione del mosaico e la gestualità pittorica si sperimenta una singolare immediatezza visiva e coloristica.
E’ interessante notare come ci sia un continuo “confine” tra il figurativo e l’informale ed è possibile affermare come il suo procedere nasca dal desiderio di ricerca di un “oltre confine” dell’artista stessa. La Visnadi attraverso tale arte sembra procedere evidenziando il bisogno di “sentirsi” libera, senza schemi. Tali peculiarità nascono da come la Visnadi dia segno di ricerca di una
personale scrittura pittorica, scegliendo tematiche molto differenti fra di loro, da figure che richiamano a tratti il figurativo a tematiche informali lontane da allusioni figurali.
Il suo sperimentare si esprime quando si dedica ad una sorta di personale e suggestiva sperimentazione che si sofferma su particolari visuali che rimandano a strutture musicali come l’adagio, il mosso e simili. Ci troviamo di fronte ad espressioni coloristiche che sono rimarcate dall’esecuzione delle figure con immediatezza comunicativa delle immagini così il fruitore avverte con grande sorpresa un “verbo pittorico” non casuale dove il gesto istintivo è guidato da un tocco sapiente della pittrice.
Così commenta la pittrice: “Ultimamente mi lascio trasportare dalla voglia di sperimentare materiali e tecniche nuove per percorrere la strada sempre nuova che porta ad una continua evoluzione. Non sono d’accordo con chi asserisce che il modo di dipingere deve essere unico, nel senso che “ti si deve riconoscere”. Secondo me se non c’è sperimentazione non c’è evoluzione e la
sperimentazione porta a scoprire mondi nuovi ed inesplorati e il risultato è un modo nuovo di dipingere. Perché io, Amalia Visnadi, dovrei rappresentare nei miei quadri solo fiori o scorci di paesaggi, solo perché ho imparato copiando i pittori fiamminghi? Vorrebbe dire che con il passare degli anni, non ho mai provato a conoscere altro! Invece scoprire altri pittori e altre tecniche, apre la mente e stimola a “osare”, a far uscire la parte inconscia, nascosta, che senza troppi arzigogoli mentali, si traduce nelle tele in modo informale e assolutamente istintivo.”
Occorre non per ultimo evidenziare che la Visnadi appartiene al Movimento del Sensorialismo Materico e le sue opere fanno parte del Progetto LAb della Collezione Orler che promuovo nuovi Artisti nel Mondo.
Faccio un complimento personale ad Amalia Visnadi e vi prego di osservare con attenzione le sue cromie e le sue peculiarità.
Silvia Ferrara
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